Linguista statunitense. Ebreo americano di origine russa, all'Università di Pennsylvania
studiò filosofia, matematica e, sotto la guida di Zellig Harris e Roman Jacobson, linguistica,
materia in cui si specializzò. Conseguita la laurea nel 1955, iniziò ad insegnare presso
il MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, dove formò un gruppo
di allievi e collaboratori. Nel 1958-59 fu docente anche
all'Institute for Advanced Studies di Harvard e nel 1964-65 al Centro di studi cognitivisti di
Princeton. Dal 1966 è titolare della cattedra di Lingue moderne e linguistica al MIT. A
C. si deve la nascita della
grammatica generativa trasformazionale, che rivoluzionò gli
studi linguistici ed ebbe fondamentali ricadute sugli ambiti della ricerca psicologica,
logica, filosofica: partendo da un'analisi psicologica del linguaggio,
C. ritiene
che ciascun uomo possegga capacità innate nell'acquisizione della lingua madre, che gli
permetterebbero di produrre e comprendere un numero infinito di enunciati, anche del tutto
sconosciuti. Tra le opere principali di argomento linguistico pubblicate dallo studioso
statunitense, citiamo:
Scritti di linguistica teorica e storia della linguistica
(1956),
Le strutture della sintassi (1957),
Problemi di teoria linguistica
(1964),
Saggi linguistici (1965-69, 3 voll.),
Mente e linguaggio: struttura
profonda, struttura superficiale e interpretazione semantica (1970),
Riflessioni sul
linguaggio. Grammatica e filosofia (1972),
Le strutture logiche della teoria
linguistica (1975),
Riflessioni sul linguaggio (1976),
Forma e interpretazione
(1977),
Regole e interpretazioni (1980),
La conoscenza del linguaggio (1985),
Linguaggio e problemi della conoscenza (1988),
Nuovi orizzonti nello studio del linguaggio e della mente (2005). All'insegnamento
e alla ricerca
C.
affiancò sempre un appassionato impegno politico. Esponente di spicco della sinistra radicale
americana, assai critico nei confronti
dell'imperialismo statunitense (dalla guerra del Vietnam, alle più recenti
campagne in Afghanistan e in Iraq), del sistema mediatico
e del suo impatto sulla società, scrisse in merito numerosi volumi strettamente connessi,
tra l'altro, alla
nascita del movimento cosiddetto "no-global" (del quale lo stesso linguista può
considerarsi uno dei
principali ispiratori), tra cui ricordiamo:
I nuovi mandarini (1967),
La quinta
libertà (1987),
Anno 501, la conquista continua (1993),
Il potere dei
media (1994),
Alla corte di re Artù (1994),
Il club dei ricchi (1995),
I cortili dello zio Sam (1996),
Il potere (1997),
La società globale (1997,
con H. Dieterich),
La fabbrica del consenso (1998, con E.S. Herman),
Sulla nostra
pelle (1999),
Il nuovo umanitarismo militare (2000),
Atti di aggressione e di
controllo (2000),
Egemonia americana e Stati fuorilegge (2001),
11 settembre.
Le ragioni di chi? (2001),
Capire il potere (2002),
Guerra ed economia
criminale (2002),
Terrore infinito (2002),
Dopo l'11 settembre (2003),
Pirati e imperatori (2004),
Il golpe silenzioso (2004),
Egemonia
o sopravvivenza. I rischi del dominio globale americano (2005),
Le illusioni
del Medioriente (2006) (n. Filadelfia 1928).